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Commenti al testo di Amina Narimi
Conto ancora in sardo
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Franco Fabiano
- 08/05/2015 11:15:00
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Testo descrittivo efficacemente evocativo, illustrazioni belle ed espressive.
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quattrostraccisullapelle
- 08/05/2015 10:26:00
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“Nell’attesa, che si fa poesia, c’è grazia. Mi basta sapere che resiste un raggio segreto dello sguardo”
e quello sguardo ritrovo nei riflessi dentro uno specchio d’acqua, ma è in quel tuo canto sardo che vi è nell’Universo l’esplosione dell’Amore:
“Solo allora se batto coi talloni seduta sulla tavola solo allora se c o n t o a n c o r a i n s a r d o: quando vieni- “
Quel battere i talloni mi riporta alla taranta di un altro tempo di un tempo di un tuo primordiale dire.
SempreMiaInsuperabilePoetessa
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Antonio Ciavolino
- 05/05/2015 04:14:00
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Brava Amina, brava. Ritrovo le tue atmosfere ma ho trovato anche un cambio di registro, un ritmo nuovo, nella composizione. La forma - che talvolta è anche sostanza - è più snella e movimentata così recando un flusso poetico affabulante dallumore - musicalmente - jazz, imho, nelle inarcature o nellalternarsi di versi lunghi e brevi, anche di una parola sola, come a sincopare il motivo della narrazione. Questa mutazione, che non è solo formale, testimonia della tua ricerca e della tua passione autentica per la poesia che ci profondi a piene mani, generosa ed io che personalmente amo più il multiforme Proteo che il monolitico Efesto, posso solo esultare. Complimenti <3 LuV
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Elsa Paradiso
- 04/05/2015 11:53:00
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Nellamore che in tutto abbraccia, si ritrova il bocciolo primordiale. Bellissima, un piacere leggerti. Ciao, Amina.
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Loredana Savelli
- 04/05/2015 06:59:00
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Molto bella! Bella anche la grafica.
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amina narimi
- 03/05/2015 20:01:00
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che bella chessei Cristina! è davvero contando in sardo che comprendo il corpo nudo interamente in una mandorla ancora balbuziente, le prime vertebre le sacre e negli occhi le camere nuziali...là dove chiedevo che cantasse la montagna la sua lingua murmure muto mistero... che splendore quella tunica di pelle che si solleva, che cade, la conoscenza è amore.. non a caso. Devo salire gli dei della sera...a presto Cristinissima
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Cristina Bizzarri
- 03/05/2015 19:40:00
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Vorrei aggiungere che sto imparando in questo periodo che la "tunica" posta sui corpi di Adamo ed Eva, è non certo una punizione ma bensì un gesto di carità e di protezione. Affinché inizino un percorso che è il nostro percorso. Ma so troppo poco e forse già scrivendo questo sono stata imprecisa. Comunque, riprendendo un discorso che si faceva qui insieme, mi rendo conto sempre di più di come le narrazioni del "principio" - non inizio, perché il principio avviene continuamente! - sono spesso state interpretate in maniera miseramente riduttiva!
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Cristina Bizzarri
- 03/05/2015 19:11:00
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Corrispondenze. Torna la parola CHÀRIS. Dove tutto è gratuità, tutto dono che sale dal basso o discende dallalto. È questo il grande incontro? Non tutto è chiaro qui, e lautobiografia convive con la poesia - comè più bella per me la poesia quando lascia filtrare scorci della vita del poeta, trasformati, o magari allucinati, ma sempre così appartenenti a un "io" che si dona gratuitamente e arricchisce della sua la nostra esperienza - non tutto è chiaro ma che importa? Importa, invece - sì come nel Pascoli - costa, invece, la veste, la tunica che "mamma ti fece", qui il velo sugli occhi, sulle "pietre cascate nellacqua". Perché non possiamo vedere oltre la vista, il nostro "peccato" - ma non è la parola giusta lo so! - è la tunica sugli occhi. Ma, battendo i piedi, partendo dal basso a risalire, " più vedo il tuo albero salire dalla luce". Questo è quello che riesco a cogliere di questa tua poesia che ancora una volta mi dice che il caso non esiste. Sono andata per intuizione, ma così lho ricevuta!
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Franco Bonvini
- 03/05/2015 18:26:00
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E quasi un battere autistico, coi talloni, a tenere un tempo in 2 quarti su un accordo in diminuita. Un chiedere dal buio "quando vieni?" seguendo la luce di un raggio segreto dello sguardo. Ma forse l albero ha radici profonde
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Lorenzo Mullon
- 03/05/2015 16:45:00
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bella evviva la febbre leggera che parla della nostra pienezza
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